TESI MAGISTRALE_ Nelle vie del sale. Riqualificazione architettonica e urbana di due manufatti storici nel parco del Molentargius
Cagliari è una città d’acqua per la presenza del mare, lagune e stagni tra i quali spicca l’area del Molentargius nella zona orientale della città.
Caratteri favorevoli, come bacini naturali e la vicinanza col mare, hanno fatto in modo che gli abitanti e i centri vicini la sfruttassero per la produzione del sale.
L’attività estrattiva ha avuto inizio con i fenici e da questo momento il territorio ha subito nei secoli molteplici trasformazioni. Di alcuni edifici rimane traccia e si fanno risalire al Settecento, Ottocento e Novecento quando, per la necessità di rendere qualunque attività totalmente autonoma, abbiamo la nascita della “Città del Sale” in cui si riconoscono le abitazioni e la chiesa, teatro e dopolavoro oltre che le officine e magazzini. Il complesso, realizzato su ispirazione del modello delle “Città giardino” si contraddistingue per le murature facciavista in laterizi rossi e decorazioni liberty.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale l’area viene occupata da molteplici fortini; grazie infatti alla combinazione di aree pianeggianti e colline si poteva creare una vera e propria linea difensiva a protezione della città.
Alla fine del Novecento, a causa dell’inquinamento delle acque, la produzione del sale venne interrotta ma non venne bloccato il complesso sistema del ciclo delle acque divenuto ormai fondamentale per lo speciale ecosistema ormai consolidatosi.
La tesi, svolta insieme alla collega Daniela Villasanta, ha avuto l’obiettivo di giungere ad una proposta di riqualificazione prima urbana dell’area e poi architettonica di due capanni settecenteschi ubicati nel Parco noti come “Capanno dei forzati” e “Deposito del sale”.
Dall’analisi territoriale sono emersi due percorsi principali lungo i quali si concentrano la maggioranza degli edifici e che sono diventati la base di partenza per i progetti inerenti i singoli fabbricati e la scelta delle destinazioni d’uso.
La lunga ricerca storica insieme ai rilievi architettonici, anali dei materiali e del degrado, sono stati di fondamentale importanza per la proposta di riqualificazione.
Nel dettaglio mi sono occupata dello studio del “Capanno dei forzati”, edificio semplice, dalla pianta rettangolare con muratura a scarpa e tessitura in pietrame calcareo, copertura in capriate, tavolato ligneo e manto in coppi ed internamente suddiviso in due ambienti da tramezzo laterizio. Sui due lati corti si aprono i due accessi mentre l’illuminazione è garantita da tre finestre, due nel lato lungo rivolto al mare e l’ultimo sul lato corso esposto ad oriente.
Rispetto ai percorsi individuati, il Capanno si pone in posizione opposta rispetto all’edificio del Sali scelti attuale sede amministrativa del Parco e delle principali attività; per tale ragione, oltre ad interventi complessivi di restauro conservativo, si è pensato a destinarlo a punto informativo e di accoglienza e alla proposta di una serie di servizi quali piccolo bookshop, sala multimediale ed ambiente polifunzionale destinato ad eventi culturali.